«Quando ch’era d’estate, da giugno ad agosto, nojantri, ch’eravamo ‘na combriccola de dieci, quindici regazzini, se n’annavamo a piedi su ar Giannicolo e tutti inzieme, così, tanto pe giocà, se facevamo er bagno tutti nudi drento ar Fontanone!»
Fabio D’Andrea nasce nel 1969 a Trastevere, nel cuore del Rione tra i racconti di nonno Ettore, trasteverino doc. Chi nasce a Trastevere non può che rimanerne innamorato per tutta la vita, perché questo rione è un luogo dell’anima, uno dei pochi che ti fa respirare ancora l’atmosfera de ‘na vorta.
E’ quella che Fabio racconta, in romanesco, nel suo “Uno de Nojantri”, duecento pagine in cui è raccolta la vita di Ettore, figlio del rione a cavallo tra le due guerre mondiali. Storie di famiglia che non sono altro che il punto di partenza per ricordare e descrivere la Trastevere che ormai, forse, non c’è più. Giusto?
Giusto! Raccontare le storie di famiglia diventa una scusa per aprire uno spaccato sulla storia “de la Trastevere de ‘na vorta”, quella delle famiglie allargate, delle tavolate per strada, delle feste fino al calar della sera, della Roma del dopoguerra dove la povertà ha messo tutti alla prova nell’arte della sopravvivenza. É per questo che nel Rione tutti i racconti si assomigliano, tutti i protagonisti principali si conoscono e tutte le storie sono collegate fra loro da un invisibile filo rosso di vera umanità. Il trasteverino allora diventa portatore della vera romanità, quella genuina, senza interessi nascosti, quello che “se lo pò fà t’aiuta” e che col suo spirito guascone può sembrare fin troppo simpatico, perché capace di entrare subito in confidenza col forestiero, accogliendolo come uno di casa, ma che all’occorenza si dimostra sempre “ allerta e alla bisogna sverto de lingua come de cortello!”.
Il nome Trastevere viene da Trans Tiberim (al di là del Tevere) e deriva dal fatto che l’antica città di Roma iniziò ad espandersi sulla sponda opposta del fiume. Per questo a volte si considera Trastevere una città nella città?
É la storia che contraddistingue Trastevere come un Rione fuori dall’ordinario. La divisione in Regiones dell’antica Roma, da cui deriva il termine moderno Rione, e le fortificazioni delle pendici del Gianicolo volute dall’imperatore Aureliano, per difendere la città dall’arrivo dei barbari, conferiscono a Trastevere un confine naturale che, unitamente alla presenza del fiume Tevere, gli dona magicamente un’autonomia più unica che rara. Scendendo il fiume la vera Roma, quella imperiale, si trova tutta sulla riva sinistra, mentre Trastevere e la città del Vaticano, all’epoca chiamata Borgo, dall’altra parte. Trastevere è una zona di campagna, fuori città, dove per andarci è necessario “passare ponte” Sisto o I due ponti dell’isola Tiberina e dove i nobili romani hanno stabilito le loro ville patrizie per rilassarsi e stare nella quiete dell’agro romano. TransTiberim assume allora l’icona di luogo di villeggiatura, dove tutto è più bello, l’azione del tempo si dilata, l’atmosfera è percepita in modo diverso, come lo sono anche le persone che vi abitano. Ecco, Trastevere è da subito nata come un’idea tutta diversa rispetto al resto della città e questa sua diversità ha fatto dei suoi abitanti dei privilegiati. Nel Rione le attività lecite si sono sempre intrecciate con quelle illecite, i fiumaroli e i marinai ne hanno fatto la loro località d’elezione dato che il porto di Ripa Grande era il più ricco di Roma. I cristiani, all’epoca perseguitati, vi hanno costruito i primi luoghi di culto della città, come la basilica di Santa Maria in Trastevere ed il Santuario Siriaco del Gianicolo e l’area era a ridosso anche del Ghetto dove da sempre le comunità Ebraiche da sempre risiedono: tutti in un clima di tolleranza eccezionale. E poi il Gianicolo, il più alto fra tutti i colli, da dove godere della magnificenza di Roma antica e luogo divinato dalla presenza del dio Giano bifronte che, con uno sguardo benevolo, guardava la città imperiale e, con l’altro, la proteggeva dagli attacchi dei nemici. Insomma Trastevere era la frontiera dell’impero e ha sempre vissuto di vita propria, si è sempre respirata un’aria vivace dove le persone erano dirette e alla mano e per questo genuine.
Fabio, probabilmente sei uno dei più grandi conoscitori del rione. Quali sono secondo te i tre luoghi più significativi e perché?
Vi ringrazio della stima ma conoscere bene Trastevere è l’impresa di una vita e io sono ancora giovane, Tuttavia qualche consiglio si può dare, anche se tutto dipende dai gusti, dalle aspettative e soprattutto dal tempo che si ha a disposizione. Indicare tre luoghi significativi sarebbe troppo riduttivo in un Rione che ha più di 2000 anni di storia e soprattutto è molto stratificato con costruzioni appartenenti a diversi periodi storici. Mi sentirei di consigliarvi di vedere le cose sia di giorno che di sera: la veduta di Roma dal Gianicolo ha un suo fascino di giorno, ma di notte è spettacolare; il Fontanone del Gianicolo di giorno mostra tutta la sua magnificenza, ma di notte è fra i posti più romantici di tutta la città; Ponte Sisto di giorno è un crocevia impressionante e di sera toglie il fiato dalla bellezza.

Per quanto riguarda le chiese, Santa Maria in Trastevere e Santa Cecilia sono due basiliche maestose ma anche quelle minori come Santa Maria in Cappella o San Benedetto conservano al loro interno opere di spessore; per le dimore storiche invece villa Farnesina alla Lungara è unica e imperdibile. Spicca tra tutti questi luoghi l’isola Tiberina: è un luogo incantato che racconta la storia da prima della fondazione di Roma, luogo di guarigione, salvezza e perdono, oltre che crocevia economico millenario e se qualcuno dovesse dirvi che l’isola tiberina non è Trastevere ditegli che non è vero! “Quella è sempre stata ‘na zona de contesa fra Rioni e se nun è Trastevere nun è manco Ripa e manco de più Regola o Campitelli quinni pe me è Trastevere!”…
Nel tuo libro sono presenti fotografie di repertorio che raccontano Trastevere come l’hanno vissuta i nostri nonni. C’è una fotografia che ti suscita emozioni più delle altre?
Il libro, anche se può sembrare strano è come un album fotografico di famiglia, dove le immagini servono a coinvolgere maggiormente il lettore e ad evocare sensazioni ed emozioni in maniera più vivida. Le storie corrono veloci e mentre scorrono ti imbatti nella foto giusta al momento giusto del testo e allora tutto è più facile da capire. Se dovessi scegliere però direi le fotografie di vicolo del cinque: sono quelle in cui si vede la carrozzina dove mi tenevano da bambino e lì inevitabilmente scatta l’emozione e la pelle d’oca, perché sono ricordi del cuore.


Ogni anno, a luglio, il rione festeggia la Festa de’ Noantri. Ce la racconti?
Mi dispiace deludere qualche lettore ma raccontare la Festa de’ Noantri non è possibile! Essa nasce dal culto nei confronti della Madonna de’ Noantri, considerata la protettrice del Rione, ed era accompagnata in passato da aspetti ludici, folkloristici ed enogastronomici che purtroppo sono venuti meno negli anni a causa del disinteresse delle istituzioni.
Ma nonostante ciò, grazie alla dedizione ed alla tenacia dei ragazzi dell’Arciconfraternita del Carmine, la tradizionale festa è comunque rimasta creando ancora oggi un momento di aggregazione: ed è questo quello che muove il Trasteverino a tornare nel suo luogo d’origine, dato che molti hanno lasciato le loro case natie, è un sentimento d’appartenenza così forte che tocca l’animo umano in maniera così profonda che diventa difficile da spiegare a parole. La statua della Madonna de’ Noantri diventa quindi non solo una religiosa, storica, icona di spiritualità, ma anche una testimonianza dell’identità trasteverina, semplicemente perché tutte le altre tradizioni si sono affievolite nel tempo: ecco perché la Festa de’ Noantri bisogna viverla! Bisogna assorbire gli stati d’animo, si deve vivere il clima che si respira in quei giorni nel Rione, si deve camminare nei vicoletti, nella calca, ascoltare la gente che parla, che ricorda, che fa paragoni, che si lamenta, cercando di andare oltre rispetto a quello che si vede solo con gli occhi e cercando di capire di più tutto quello che proviamo nell’animo. Venite, vi aspetto!
Noi di Cosa Vedere a Roma siamo innamorati di Vicolo del Cinque, che nonostante sia diventato un richiamo per la movida, lascia trasparire ancora l’atmosfera di un tempo. A chi viene a Trastevere la prima volta, quali luoghi insoliti e poco conosciuti consiglieresti? Chi meglio di te può farlo…
E per ultima la risposta più difficile! Certo dalle parti di vicolo del Cinque ce ne stanno di cose da vedere! C’è il Museo di Roma in Trastevere, c’è la farmacia della Scala, forse la “più famosa de tutta Roma, visto che ce se serviva er Papa e la Regina Elisabetta d’Inghilterra”, c’è l’Arco Settimiano che è ancora uno spettacolo medievale e affianco si dice c’è la finestra della Fornarina che fece “perde la testa” a Raffaello! A vicolo Moroni c’è ancora un pezzo delle antiche mura Aureliane, poi diventate Gianicolensi; Vicolo del Cinque sarebbe da vedere di mattina, tra le dieci e mezzogiorno, e magari con tutta una serie di fotografie che lo raffigurino per com’era fino a qualche decennio fa! Allora sì che avrebbe senso guardare le cose pensando “ qui ce stava er rigattiere, qui la vetreria, qui er fruttarolo. Qui Mimmetto er carzòlaro e Ines la Mobbiliera, eppoi la carbonara, er forno, er pizzicaròlo… e tante altre attività che nun ce stanno più!”. Sarebbe bello fare come un revival di ricordi, un memoriale moderno però pieno de aneddoti, fattacci, storie d’amore. Mentre oggi è tutto concentrato sulla ricettività alberghiera: posti letto e tavole imbandite. Di rimpallo su via della Scala può sembrare leggermente meglio ma non di tanto e pure pe l’altri vicoli è tale e quale e i trasteverini veri se contano sulle dita di una mano! Ecco vedi se si conoscono le storie allora può passare tutto un altro significato, è una cosa difficile da fare e ancor più da spiegare, ma ce se potrebbe provà, che ne dite? La vogliamo organizzà ‘na bella visita guidata? “Eppoi sì va bbene tutti a magnà all’hosteria!”
Non ci rimane che leggere il tuo libro… un romanzo di una Roma lontana, piena di vita e di umanità, a volte cattiva e spaventosa, sempre implacabile. Grazie mille Fabio, ci vediamo presto in giro nel rione!
Per acquistare il libro: Casa Editrice Alpes Italia
Ringraziamo Fabio D’Andrea e le pagine Facebook Roma ieri oggi e Trastevere App per le bellissime foto!

