Curia Iulia

Curia Iulia

Il grande edificio in laterizi posto tra la via dell’Argileto ed il Comizio corrisponde alla Curia Iulia, la sede antica del Senato, la cui costruzione si deve all’iniziativa di Cesare nell’ambito dello sviluppo edilizio, che interessò quest’area di Roma stimolata dal dittatore romano. L’attuale conformazione corrisponde a diversi rifacimenti e cambi di funzione attuati nell’arco della sua vita.

La Curia Iulia: origine e le trasformazioni

L’inizio dei lavori si colloca nelle fasi finali della vita di Giulio Cesare, il quale intraprese questa opera di costruzione al fine di sostituire la più antica Curia Hostilia, incendiata nel 52 a.C. L’edificio venne inaugurato sotto il primo imperatore Augusto, nipote di Cesare, il 28 agosto del 29 a.C. L’attuale edificio venne però trasformato nel VII secolo d.C. in una chiesa, dedicata a S. Adriano, ed è stato restaurato in pieno periodo fascista tra il 1930 e il 1936. Già precedentemente, in epoca romana, esso aveva subito diversi restauri: il primo si deve a Domiziano nel 94 a.C., mentre uno successivo durante il regno di Diocleziano, a seguito di un incendio divampato nel 283 d.C. La Curia Iulia si disponeva a ridosso del portico del Foro di Cesare, di cui sostanzialmente costituiva un’appendice. L’edificio ha una pianta rettangolare ed è rinforzata da degli spessi pilastri agli angoli a filo con le facciate, le quali culminano in timpani triangolari. Sulla facciata principale si distinguono peraltro diverse tracce di loculi medievali ed essa era decorata nella parte inferiore con lastre marmoree, mentre per la parte superiore era stato impiegato stucco imitante il marmo. L’interno appare maestoso per dimensioni: alto fino a 21 metri, largo 18 e lungo 27. Il pavimento decorato in lastre di marmo, in parte originali, risale al rifacimento di età dioclezianea, così come le decorazioni architettoniche parietali, caratterizzate da nicchie inquadrate da colonnine su mensole e destinate ad ospitare statue. I posti a sedere dei Senatori, 300 in totale, si disponevano su tre larghi e bassi gradini, posti sui settori laterali dell’area. Sul fondo nordest trovava posto invece il seggio della presidenza, con una base atta ad accogliere la famosa statua della Vittoria alata, proveniente da Taranto e collocatavi da Augusto. Tale statua fu oggetto della celebre disputa tra Aurelio Simmaco, uno degli ultimi senatori pagani di Roma, e sant’Ambrogio, vescovo di Milano: l’aspro confronto, in cui Ambrogio e il partito Cristiano richiesero la rimozione della statua in quanto simbolo di una religione da dover ormai abbandonare, uscendo come vincitori dalla disputa, rappresentò l’ultimo disperato tentativo da parte delle élites pagane di resistere all’affermazione sempre più violenta della nuova religione di Stato. Celebre è il passo in cui Simmaco afferma, dispensando un messaggio di tolleranza e lungimiranza: ”È giusto credere in un unico essere, quale che sia. Osserviamo gli stessi astri, ci è comune il cielo, ci circonda il medesimo universo: cosa importa se ciascuno cerca la verità a suo modo? Non c’è una sola strada per raggiungere un mistero così grande”. Infine si fa presente che all’interno dell’edificio sono stati esposti due grandi rilievi di età traianea, trovati al centro del Foro Romano: le scene raffigurate si svolgono proprio nella piazza forense e ci restituiscono un’importante fotografia antica dell’area con i suoi monumenti. Articolo di Andrea Simeoni Curia Iulia

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