Villa Medici Facciata interna 02

Villa Medici, Accademia di Francia a Roma

Villa Medici, fulcro della vita culturale romana ed europea, si trova sulla collina del Pincio, nel cuore di Roma.

Cosa leggerai in questo articolo:

Il Pincio prima di Villa Medici: gli Horti Luculliani e lo spettro di Messalina

La storia di Villa Medici affonda le sue radici nell’età repubblicana di Roma, quando il colle del Pincio su cui oggi si trova ospitava la residenza e i giardini del tribuno romano Lucullo, i cosiddetti Horti Luculliani, teatro di lussuosi festini divenuti proverbiali: il nome di Lucullo infatti, generale romano trionfatore nelle campagne d’Oriente, è ancora oggi famoso per via dei sontuosi banchetti che organizzava nella sua villa, come a voler superare, per abbondanza e fastosità, quelli offerti dai popoli che aveva sconfitto.

Durante l’impero di Claudio, tra il 41 e il 54 d.C., il console Valerio Asiatico trasformò l’intera proprietà appartenuta a Lucullo in una delle residenze più sfarzose di Roma, con i vasti giardini animati da giochi d’acqua e un monumentale ninfeo, a tal punto che Messalina, la moglie dell’imperatore, decise di impadronirsene. Secondo Tacito, Valerio Asiatico fu vittima di un intrigo di potere ordito proprio da Messalina, che lo costrinse a togliersi la vita tagliandosi le vene. Entrata in possesso della villa, in un delirio di onnipotenza Messalina organizzò un banchetto dopo l’altro, durante uno dei quali, approfittando dell’assenza di Claudio, sposò un giovane patrizio romano. L’imperatore, di ritorno da Ostia, decise di farla uccidere. Nacque così la leggenda che vuole il fantasma di Messalina aggirarsi ancora oggi nei giardini della villa.

Benvenuti a Villa Medici

Successivamente alle devastazioni e all’abbandono dell’area seguiti alla caduta dell’Impero, solo nel Cinquecento la collina torna a ospitare una piccola villa urbana, costruita dalla famiglia Crescenzi: un semplice casino con campanile, corrispondente all’attuale ala nord di Villa Medici. Dopo l’acquisizione della residenza dei Crescenzi, e il successivo ampliamento dei giardini, da parte di Giovanni Ricci da Montepulciano, nel 1576 la villa passa al cardinale Ferdinando de’ Medici.

Villa Medici inizia a configurarsi per come oggi la conosciamo. Il cardinale incarica lo scultore e architetto Bartolomeo Ammannati di ampliare e rinnovare profondamente l’edificio. Pur mantenendo la facciata sull’odierno viale della Trinità dei Monti, è il prospetto interno affacciato sulla corte, e sui giardini, ad assumere il ruolo di biglietto da visita. Dopo aver attraversato un viale alberato con fiori d’arancio, che con il loro profumo annunciavano il passaggio dal contesto cittadino a quello bucolico della villa, ecco si rivelava agli occhi degli ospiti uno splendido e misurato connubio di architettura e scultura. Ammannati scandisce sapientemente la facciata interna, facendo coesistere sculture e prestigiosi bassorilievi antichi, alcuni provenienti dall’Ara Pacis di Augusto, con le linee del disegno architettonico. Le decorazioni pittoriche sono affidate al pennello di Jacopo Zucchi, anche lui fiorentino, che interviene nei saloni principali del piano nobile e negli immersivi affreschi dello “Stanzino dell’Aurora”, un piccolo studiolo, adiacente alle mura aureliane, sulle cui pareti sono raffigurate grottesche con vedute della villa e dei suoi giardini e una volta dipinta illusoriamente come fosse una voliera, popolata da volatili, mammiferi e insetti.

Con il cardinale de’ Medici, la villa si trasforma in uno dei luoghi più eleganti e alla moda della Roma rinascimentale.

Un giardino all’italiana

All’epoca di Ferdinando, i giardini di Villa Medici dovevano apparire come una sorta di museo a cielo aperto: popolati da statue antiche e contemporanee, e da una varietà di specie botaniche e piante rare, rispondevano ai canoni e alle geometrie decorative del giardino all’italiana. Lo si può intuire ancora oggi, nelle forme disegnate all’interno dei sei quadrati che compongono il parterre davanti al piazzale. L’intero giardino si sviluppa perpendicolarmente rispetto alla villa, sul lato nord, organizzato in sedici quadrati recintati da siepi, alcuni coltivati, dove è possibile imbattersi in qualche esemplare di pavone. Dalla parte opposta, sul lato sud, si eleva un terrazzamento a sostegno di un bosco artificiale, dove il cardinale praticava la caccia. Qui una collinetta eretta dall’architetto Davide Fortini doveva rappresentare, nelle intenzioni di Ferdinando de’ Medici, una chiara evocazione del Parnaso, la dimora di Apollo e delle muse.

I giardini erano poi disseminati di statue antiche e sarcofagi, come lo splendido gruppo scultoreo dei Niobidi, i figli di Niobe uccisi da Apollo e Diana, ancora oggi presente all’estremità nord; ma anche di opere commissionate dal cardinale ad artisti contemporanei, tra cui il Mercurio volante (1578-80) del Giambologna, che oggi danza sulla fontana della gradinata. Da grande mecenate e amante dell’arte classica, Ferdinando possedeva una preziosa collezione di statue antiche, motivo per cui decise di far realizzare sul lato sud del piazzale un Antiquarium, una galleria all’interno della quale mettere in mostra i suoi prestigiosi marmi.

L’Accademia di Francia a Roma

È nel 1803 che Villa Medici passa alla Francia: dopo averne siglato l’acquisto Napoleone vi trasferisce l’Accademia di Francia a Roma, istituita nel 1666 dal re Luigi XIV e il suo ministro Jean-Baptiste Colbert con lo scopo di accogliere in Italia i giovani artisti vincitori del Prix de Rome e completarne la formazione.

Già alla fine del Seicento Roma era la meta obbligata per ogni artista che desiderava formarsi secondo la lezione dei grandi maestri dell’antichità e del Rinascimento. In tal senso la “missione Colbert”, la missione fondativa dell’Accademia, voleva dare la possibilità ai giovani artisti francesi di risiedere a Roma e di formarsi secondo un intenso programma di studi: i pensionnaires, letteralmente “pensionanti”, così chiamati perché i pasti si consumavano obbligatoriamente in comune, seguivano un rigido e vasto piano formativo, che spaziava dal disegno dal vero, alla matematica e alla geometria, fino allo studio della prospettiva. Inoltre, ogni studente aveva l’obbligo di formare il suo stile copiando le più famose rovine dell’antica Roma, che dovevano essere inviate a Parigi come prova dei loro progressi.

È interessante notare come dalla seconda metà dell’Ottocento, mentre in Francia e nel resto d’Europa si diffondevano le correnti artistiche moderne – dal Realismo, passando per l’Impressionismo, fino alle avanguardie di inizio Novecento -, essendo vincolata all’Accademia di Belle Arti di Parigi, Villa Medici rimase sostanzialmente legata all’arte accademica, quella che per decenni aveva escluso dai circuiti espositivi ufficiali ogni proposta artistica che avesse deviato dai canoni classici e dalle tematiche storiche, sacre o mitologiche. Da parte loro, i nuovi artisti delle avanguardie non erano più interessati al Prix de Rome, mentre Villa Medici accoglieva a Roma i più grandi interpreti della pittura accademica, come William-Adolphe Bouguereau e Alexandre Cabanel. A partire dal 1903, la possibilità della residenza artistica fu estesa alle donne: la prima fu la scultrice Lucienne Heuvelmans.

Nel 1961 il ministro della cultura francese André Malraux nomina l’artista Balthus come nuovo direttore, il quale, oltre che nella direzione artistica, interviene anche sulla villa, rinnovando profondamente gli interni e facendo realizzare le copie dei gruppi scultorei più importanti che al tempo del cardinale de’ Medici si trovavano nei giardini: i guerrieri daci in fondo al piazzale, l’obelisco della fontana e il gruppo dei Niobidi all’estremità nord. Sempre su iniziativa di Malraux, nel 1968 il patrocinio di Villa Medici passa dall’Accademia di Belle Arti parigina al Ministero della Cultura francese, con la conseguente fine del concorso per l’ammissione e la destituzione del Prix de Rome. Dal 1970 gli artisti possono accedere alla residenza artistica presentando un progetto a una giuria di esperti indipendenti e negli anni successivi vengono ampliate le discipline artistiche per cui concorrere. Si aggiungono la letteratura e il cinema, viene aperta una sezione di “storia dell’arte e del restauro”, e fanno la loro comparsa la fotografia e la musicologia.

Alla “missione Colbert”, con cui l’Accademia di Francia prosegue la sua missione originaria, accogliendo artisti e ricercatori in vari campi, si affianca la “missione Malraux”, che concepisce Villa Medici come un soggetto attivo di promozione culturale, mediante l’organizzazione di mostre, convegni e conferenze.

Oggi Villa Medici è visitabile e aperta al pubblico tutto l’anno, e propone una variegata programmazione culturale tra esposizioni, proiezioni cinematografiche ed eventi musicali.

Gallery

Contatti e info utili

Indirizzo: Villa Medici – Accademia di Franci a Roma, viale della Trinità dei Monti, n. 1, CAP 00187 Roma RM, Italia

Sito: www.villamedici.it

Email: standard@villamedici.it

Tel: (+39) 06 67 61 200

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