Passeggiare per il centro di Roma è un’esperienza più unica che rara, ovunque vi sono monumenti da contemplare, scorci di cui innamorarsi: arte e storia pervadono cielo e terra. Anche a terra infatti c’è qualcosa da ammirare e, per una volta, non si tratta di preziose rovine, ma della particolare pavimentazione su cui si cammina: i sanpietrini.
La composizione dei Sanpietrini
Si tratta di blocchetti di leucitite, una roccia di origine vulcanica tipica delle zone dei vicini Colli Albani e del viterbese, sbozzati in forma di piramide tronca delle dimensioni di circa 12 x 12 x 6-8 cm e messi in opera a secco su un letto di sabbia e/o pozzolana; il loro diretto antenato è l’antico basolato. Adatti alla pavimentazione di superfici estese, anche in presenza di irregolarità dl terreno, i sanpietrini hanno grande resistenza ed elasticità e il metodo di posa ne garantisce il perfetto adattamento al fondo stradale, oltre all’assorbimento completo delle acque meteoriche.
L’origine del nome
Per questo furono adoperati già a partire dal XVI secolo sotto il pontificato di Papa Sisto V, il papa urbanista, che li volle impiegare per lastricare proprio la Via Sistina; Papa Clemente XII Corsini nel 1736 ne fece largo uso sulle strade principali dei vari rioni e su Via del Corso, dove nei giorni del Carnevale e delle corse venivano ricoperti con un trito di sabbia e tufo per impedire che persone e animali potessero scivolare. La caratteristica denominazione fu coniata proprio nel 1725 quando Monsignor Ludovico Sergardi, prefetto ed economo della Fabbrica di San Pietro, dopo aver valutato le pessime condizioni in cui versava piazza antistante la Basilica, decise di farla lastricare con questi tipici blocchetti.
Sino ad allora, come ancora oggi, i sampietrini erano erroneamente definiti “selci” (la leucitite ha un’ origine vulcanica effusiva, la selce è una roccia sedimentaria di origine tendenzialmente marina), da cui la denominazione “selciarolo” dell’operaio specializzato preposto alla loro messa in opera con il caratteristico “mazzapicchio”, strumento di battitura in legno o ferro necessario a insaldare i diversi blocchi sul fondo di rena. La perizia di questi artigiani non ha tuttavia impedito, nei secoli, di utilizzare i blocchetti facilmente divelti come strumento di guerriglia durante le rivolte popolari e di scontrarsi a “selciate”.
L’uso dei sanpietrini è proseguito attraverso i secoli, tanto per le strade del centro storico quanto per quelle periferiche, sino ai nostri giorni: tra le più belle pavimentazioni rimangono quella di Piazza del Campidoglio, realizzata sulla base di un progetto ispirato ad alcuni disegni di Michelangelo; quelle di Piazza Navona e di Piazza del Quirinale; quelle dei vicoli storici, in particolare delle strade che si irradiano ai lati di Via del Corso, recentemente ripristinate e che fedelmente riproducono i disegni pavimentali originari seicenteschi e settecenteschi.