Uno dei più celebri modi di dire colloquiali nasconde un significato vero e proprio legato ad un percorso di pellegrinaggio che si era soliti percorrere a partire dal XVI secolo a Roma
Il giro delle sette chiese era un percorso di pellegrinaggio la cui ideazione è stata attribuita al sacerdote Filippo Neri a partire dal 1559 consistente in un itinerario di circa 20 km per le più importanti basiliche di Roma e rappresentava un atto di devozione da parte dei fedeli che percorrevano l’intero percorso con l’intento di pregare in ogni luogo di culto. Si pensa che la visita a queste chiese avesse una tradizione ancor più antica di origine medievale, in particolare legata ai Romei: con questo termine si indicavano i pellegrini cristiani che, da ogni parte d’Europa (e, in qualche raro caso, anche dall’Africa e dall’Asia) si recavano a Roma per venerare nella sua basilica il sepolcro di Pietro e la basilica in cui erano sepolte le spoglie di Paolo. L’impulso di questo fenomeno avvenne in realtà già a partire dal 1300 anno in cui Papa Bonifacio VIII Caetani dispose il primo Giubileo cristiano.
È tuttavia riconosciuto che è grazie a Filippo Neri che l’itinerario iniziò a riscuotere successo: Filippo era venuto a Roma a 18 anni nel 1534, nel 1551 aveva ricevuto presso la chiesa parrocchiale di S. Tommaso in Parione il titolo di sacerdote e nel 1575 Papa Gregorio XIII affida a Filippo ed ai suoi preti la piccola e fatiscente chiesa di Santa Maria in Vallicella, che diventerà il punto di ritrovo di migliaia di fedeli che per anni seguiranno il santo nell’itinerario, facendo nascere spontaneamente il pellegrinaggio più famoso di Roma.
Il pellegrinaggio alle sette basiliche giubilari ebbe un tale successo che da poche decine di partecipanti (all’inizio erano addirittura cinque o sei) arrivò in pochi anni, con il crescere della popolarità di Filippo, a coinvolgere centinaia di persone, fino a raggiungere, sotto il pontificato di Pio IV (1560-1565), seimila partecipanti. Filippo aveva coinvolto tutta Roma, anche se bisogna arrivare al 1552 affinché l’itinerario diventasse organizzato e fissato ad un giorno prestabilito che corrispondeva a giovedì grasso, alcuni sostengono per contrastare i festeggiamenti pagani che si svolgevano a Roma durante la festa di Carnevale.
Il percorso prevedeva la partenza dalla Basilica di San Pietro, si andava poi alla Basilica di San Paolo fuori le Mura (solitamente il giorno seguente), da lì si percorreva via delle Sette Chiese (che ancora oggi si chiama così) e si giungeva a San Sebastiano per la Messa; una volta terminata, le tappe successive erano la Basilica di San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le Mura ed infine come tappa finale Santa Maria Maggiore, in cui si terminava il pellegrinaggio intonando il ‘Salve Regina’.
Ancora oggi queste visite e la preghiera in ciascuna di esse celano un significato profondo e simboleggiano l’accompagnamento dei fedeli a Gesù in ciascuno dei suoi viaggi, dalla notte in cui fu catturato fino alla sua crocifissione. In particolare: la prima chiesa ricorda il viaggio di Gesù dal Cenacolo, dove celebra l’Ultima Cena con i suoi discepoli, al Giardino del Getsemani dove prega e suda sangue; nella seconda vi è la meditazione sul passaggio dal giardino del Getsemani alla casa di Anna, dove fu interrogato da questo e ricevette uno schiaffo; nella terza chiesa, la preghiera si concentra sul viaggio di Gesù nella casa di Caifa, dove ha ricevuto sputi, insulti e sofferto per tutta la notte; il centro di riflessione per la quarta chiesa è la prima apparizione di Gesù davanti a Pilato, il governatore romano della regione. Lì Gesù fu accusato dagli ebrei che sollevarono false testimonianze contro di lui; nella quinta chiesa il Signore è accompagnato nella sua apparizione davanti al re Erode, che anche con le sue guardie lo insulta, nella sesta chiesa si medita sulla seconda apparizione davanti a Pilato e quando Gesù fu coronato di spine e condannato a morte; nell’ultimo tempio ricordiamo il viaggio di Cristo dalla casa di Pilato al monte Calvario portando la croce sulle spalle, la sua morte e il suo passaggio alla tomba, da dove risorge il terzo giorno.