A due passi da via del Corso e da Fontana di Trevi si trova Galleria Sciarra, passaggio pedonale sbalorditivo e ricco di incredibili pitture in stile Art Nouveau che inevitabilmente attirano l’attenzione di chiunque abbia la fortuna di imbattervisi
Articolo di Arda Lelo
Galleria Sciarra
Passeggiando per il centro sono innumerevoli le attrazioni che attraggono l’occhio del visitatore, a partire dai resti dell’antica civiltà romana, passando per le più sfavillanti chiese barocche, fino ai più celebri palazzi otto-novecenteschi che a volte possono nascondere dei veri e propri tesori segreti: è il caso di Palazzo Sciarra in via Marco Minghetti, edificio che il principe Maffeo Barberini Colonna decise di trasformare in un’opera mirabile attraverso la decorazione della Galleria che ancora oggi è uno degli esempi più suggestivi e meglio riusciti di fine Ottocento per architettura e arti decorative. Autore dell’opera è l’architetto perugino Giulio De Angelis che per il principe realizzò anche la villa Sciarra al Gianicolo e che negli stessi anni sempre nei pressi di via del Corso realizzerà Palazzo Bocconi – noto per essere stato per moltissimi anni l’edificio de La Rinascente – secondo i dettami delle nuove architetture in ferro e vetro che a cavallo a tra ‘800 e ‘900 imperversavano in tutta Europa. A Galleria Sciarra, inoltre, oltre la celebre copertura in vetro con nervature di ferro, ricorre anche moltissimo l’uso della ghisa, a partire dai portali di ingresso su via Mario Minghetti e su Piazza dell’Oratorio fino agli esili pilastrini presenti su tutta l’area della galleria.Le decorazioni e lo Stile Liberty
Ma è la decorazione la caratteristica più suggestiva della Galleria, che fu realizzata dal pittore Gabriele Cellini, su progetto del letterato Giulio Salvatori: la rappresentazione ha come protagonista la donna che viene dipinta nelle figure de ‘La Pudica’, ‘La Sobria’, ‘La Forte’, ‘L’Umile’, ‘La Prudente’, ‘La Paziente’, ‘La Benigna’, ‘La Signora’, ‘La Fedele’, ‘L’Amabile’, ‘La Misericordiosa’ su cui si inseriscono una serie di motivi decorativi greci, etruschi, geometrici e vegetali che si collocano nel filone dello stile Liberty che di lì a quale anno trionferà in tutta Europa. In particolare la donna a cui il pittore si riferisce è Carolina Colonna Sciarra, donna per eccellenza in quanto madre del principe Maffeo, ed esaltata attraverso l’uso delle lettere CCS che ne rappresentano l’acronimo del nome e che si trovano negli scudi recanti gli stemmi delle due famiglie Barberini e Colonna. La nuova galleria collegava gli spazi della proprietà privata di M. Barberini con quelli dell’attività lavorativa: il principe infatti possedeva il quotidiano La Tribuna che aveva fatto diventare in pochi anni uno dei più importanti giornali politici italiani ed in cui erano redattori personaggi del calibro di S. Barzilai, V. Morello, E. Scarfoglio, M. Serao, nonché Gabriele D’Annunzio, che fu poi direttore di un’altra rivista, finanziata sempre da Maffeo Barberini, chiamata Cronaca Bizantina. Per maggiori informazioni: la pagina del comune di Roma su Galleria SciarraArticolo di Arda Lelo