Non serve conoscere la geografia o l’urbanistica per accorgersi che quasi ogni centro abitato d’Italia, dal piccolo paese alla metropoli, ha tra le strade principali un “Corso”, intitolato al popolo o magari ad un personaggio illustre; Roma non è certo da meno, ma qui il toponimo ha un’origine differente ed una storia suggestiva.
L’odierna Via del Corso prende origine dall’antica Via Lata, letteralmente “strada ampia”, un tratto della Via Flaminia che correva tra l’antica Porta Fontinalis delle Mura Serviane, in prossimità dell’attuale Piazza Venezia, e la Porta Flaminia delle Mura Aureliane; la via dava il nome alla Regio VII e divideva l’area del Campo Marzio dalle pendici del Colle Quirinale.
Nei secoli il percorso ha fatto da fondale scenografico a numerosi edifici e imponenti tombe di personaggi illustri, come quelle di Nerone e di Augusto, oltre a diversi archi trionfali, tra cui quelli di Domiziano, Diocleziano, Claudio e Marco Aurelio. Trovandosi nel cuore della città, con il tempo ha subìto numerose trasformazioni urbanistiche: in età medioevale è stata in parte abbandonata, gli edifici limitrofi spogliati. Al percorso originario, soggetto alle esondazioni del Tevere a causa del basso livello altimetrico, per un periodo sarebbe stato addirittura preferito quello dell’antica Via Biberatica, posta in posizione più elevata, che, a partire dal Foro Traiano, scendeva sino all’attuale Piazza dei Santi Apostoli, proseguiva lungo Via di Santa Maria in Via e Piazza San Silvestro, per ricongiungersi sull’antica via Flaminia all’altezza della chiesa di San Lorenzo in Lucina. Solo nel XV secolo la Via Lata tornò ad avere un ruolo rilevante, grazie soprattutto al collegamento diretto con il porto fluviale che sorgeva nella zona di Via di Ripetta.
Dopo gli interventi di rettifica del tracciato voluti da Papa Paolo II nel 1467, vi furono allestite le attività ludiche legate ai festeggiamenti del Carnevale, in particolare le corse, sino ad allora svolte nei pressi del Monte Testaccio: per allusione, il toponimo venne quindi modificato in Via del Corso. Agli otto euforici giorni di giochi prendevano parte cittadini di ogni estrazione sociale, schiavi, liberti e animali domestici come cavalli, asini e bufali; la gara più attesa era quella dei cavalli berberi, provenienti dalle colonie dell’Africa settentrionale, mentre per le altre corse venivano messi a disposizione i migliori esemplari di puledro presenti nelle scuderie delle famiglie nobiliari romane.
Una targa risalente al 1665, posta all’incrocio con Via della Vite, testimonia l’intervento di Papa Alessandro VII che rese la via, definita come Urbis Hippodromum, ossia l’ippodromo della città, ‘libera e dritta per la comodità pubblica’. I tornei avevano inizio all’altezza di Piazza del Popolo per concludersi in prossimità dell’attuale Piazza Venezia, dove alcuni giovani valorosi si esibivano nella pericolosa ed eccezionale “ripresa” dei cavalli, che correvano privi di finimenti e di fantino incitati da della pece cosparsa sulla coda o da lunghi aculei assicurati alla groppa. I giochi furono dismessi nel 1874, per volontà del re Vittorio Emanuele II, in seguito ad un incidente in cui un giovane ragazzo perse la vita; al tempo, la strada era già stata lastricata (1736), dotata di chiusini per lo scolo delle acque meteoriche(1834) e, in occasione dell’Epifania del 1854, illuminata a gas.
La presenza di numerosi palazzi nobiliari e la costruzione di nuovi, la destinazione a via per il pubblico passeggio richiesero l’emanazione di alcuni editti attraverso i quali la strada fu sgomberata dalle attività commerciali tipiche di un borgo, come macellai e fruttivendoli, per installarvi botteghe di moda, gioiellerie, caffè. Al civico 158 aprì nel 1870 la ditta “Schostal”, dove si vendevano telerie e corredi; al civico 406 si trasferì nel 1881 l’orologeria Hausmann; nel 1887 i fratelli Bocconi inaugurarono il primo grande magazzino della città, la moderna Rinascente, segnando il definitivo passaggio dalla Roma dell’Ottocento alla città moderna. Nel 1900, in onore del defunto sovrano, la via fu battezzata “Corso Umberto I”, poi nel 1944, all’alba della proclamazione della Repubblica, fu rinominata “Corso del Popolo”, ma due anni più tardi si tornò al toponimo quattrocentesco di Via del Corso.
Il percorso, lungo circa 1,6 km e arteria centrale del tracciato stradale noto come Tridente (Via di Ripetta-Via del Corso-Via del Babuino), è oggi diviso tra i quattro rioni Pigna, Trevi, Colonna e Campo Marzio. E’ una delle strade più affascinanti e suggestive della capitale: rappresenta uno dei punti di riferimento per lo shopping d’alta moda e vi si affacciano tra i più begli esempi di palazzi gentilizi, monumenti e chiese. A partire da Piazza del Popolo si individuano Palazzo Rondanini, sede del circolo degli scacchi; la Casa di Goethe; Palazzo Ruspoli, sede della Fondazione Memmo Arte Contemporanea; Piazza Colonna con i suggestivi Palazzo Chigi, residenza del Presidente del Consiglio, Palazzo Wedekind e Palazzo Ferrajoli, e visivamente collegata a Palazzo Montecitorio; la novecentesca Galleria dedicata ad Alberto Sordi; Palazzo Sciarra Colonna; Palazzo Cipolla, sede di uno dei Musei di Roma; Palazzo Doria Pamphilj con la suggestiva galleria; Palazzo Misciattelli Bonaparte. Non sono da meno le chiese, sette in totale: le false gemelle Santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli, che incorniciano la scenografia del Tridente su Piazza del Popolo; la Chiesa di Gesù e Maria; la Chiesa di S. Giacomo in Augusta, detto degli incurabili, con l’annesso ospedale, ora dismesso; la chiesa nazionale dei Lombardi dedicata ai Ss. Ambrogio e Carlo; la chiesa di S. Marcello al Corso e quella di Santa Maria in Via Lata. Contatti e info utili
Indirizzo: Via del Corso, Roma RM, Italy