Il rinvenimento dell’Ara Pacis si data al 1568, quando essa venne riportata alla luce al di sotto di Palazzo Peretti, tra Piazza del Parlamento e Via del Corso.
Solo nel 1879 però si attribuirono i resti all’edificio sacro, eretto sotto l’Imperatore Augusto, e a partire dal 1903 si avviarono gli scavi del complesso. L’attuale collocazione di fronte al Mausoleo di Augusto è quindi non originaria ma voluta per motivi ideologici, riportandola di fronte alla tomba del primo imperatore.
La struttura del museo è opera dell’architetto Meier, che sostituì la più antica teca di Morpurgo (1938), ed è caratterizzata dall’alternanza di ampie vetrate e blocchi di travertino. Il museo è sopraelevato e richiama alla struttura dell’Ara vera e propria.
Un altare nell’area augustea del Campo Marzio
L’altare, votato il 4 luglio del 13 a.C. e dedicato il 30 gennaio del 9 a.C., si inseriva in una porzione del Campo Marzio che era dominata da altri due edifici riconducibili ad Augusto: il già citato Mausoleo e l’Horologium, la più grande meridiana del mondo antico realizzata con un grande obelisco egiziano in granito rosso, la cui ombra raggiungeva non casualmente il 23 settembre la porta principale dell’Ara Pacis: questo giorno infatti corrispondeva non solo all’Equinozio di Autunno ma soprattutto al compleanno dell’imperatore.
La struttura dell’altare era costituita da un recinto rettangolare di 11,65 x 10,62 metri su un podio, a cui si accedeva tramite una scala sul lato ovest. I lati lunghi (est e ovest) erano caratterizzati da due porte e all’interno del recinto si collocava l’altare vero e proprio, al quale si accedeva tramite altri tre gradini tutt’intorno. Il lato ovest dell’altare presentava un’ulteriore gradinata per permettere al sacerdote officiante di raggiungere la mensa durante i sacrifici.
I rilievi dell’ara pacis e la Pax Augustea
L’Ara presentava un apparato decorativo particolarmente ricco, che si rifaceva sia a temi mitologici che storici. L’aspetto stilistico costituisce un elemento chiave per quanto riguarda l’arte pubblica di età augustea, che è un perfetto connubio tra lo stile classico, impiegato nelle scene storiche, e l’ellenistico, in quelle mitologiche.
Le scene figurate si organizzano sui pannelli esterni del recinto. Sui lati lunghi scene mitologiche: la raffigurazione di Enea, nell’atto di sacrificare 30 maialini ai Penati (divinità protettrici della famiglia e della casa); del Lupercale, la grotta in cui Romolo e Remo sarebbero stati allattati dalla lupa; le personificazioni della Terra (Tellus), di cui vengono sottolineati l’abbondanza e fertilità, e la Dea Roma. Sugli altri due lati si dispongono scene storiche di processioni. Sul lato nord con personaggi della famiglia imperiale disposti secondo un ordine rigidamente gerarchico; sull’altro lato un gruppo di bambini e donne, nelle quali vanno probabilmente riconosciute le vedove della famiglia.
Di questi rilievi va tenuto presente soprattutto il messaggio politico e l’aspetto della propaganda, che fu ampiamente adoperata da Augusto nella sua politica di governo, in particolare attraverso l’arte ufficiale. La funzione di questo apparato decorativo è chiaro: la città di Roma e la famiglia Giulio-Claudia, a cui il primo imperatore apparteneva, vengono fatte risalire alla stirpe di Enea e a quella di Romolo e Remo, tema che si ritrova anche in altri monumenti augustei come il Tempio del Foro di Augusto: vengono intrecciate così le origini divine della famiglia regnante e dell’Urbe. Inoltre sotto il Princeps (titolo imperiale) si raggiunse la famosa Pax Augustea e il rifiorire della Terra sotto il dominio universale della Capitale del Principato.
Per info, contatti e orari: Ara Pacis Augustae
Articolo di Andrea Simeoni