Le 5 cose da sapere su Pantheon

Pantheon e fontana

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Il tempio di tutti gli dèi

Fondato nel 27 a.C. dal console Marco Vipsanio Agrippa, il Pantheon, dal greco Πάνθεων, è il tempio dedicato a “tutti gli dèi”. Intorno al 124 d.C. venne restaurato dall’imperatore Adriano e nel VII secolo papa Bonifacio IV lo convertì in una basilica cristiana, “Santa Maria ad Martyres”.

Un Cuppolone ante litteram

Gli elementi e le proporzioni architettoniche del Pantheon lo rendono uno dei massimi esempi dell’architettura classica. In particolare, la sua gigantesca cupola ha rappresentato nel corso dei secoli un assoluto punto di riferimento, un modello ispiratore per quella di Santa Maria del Fiore progettata da Brunelleschi e per la cupola di San Pietro.

Augusto si mette in luce

L’oculo in cima alla cupola viene celebrato da Gioacchino Belli nella poesia “la Ritonna”, nome con cui il Pantheon era noto tra i romani. Ogni 21 aprile, giorno del Natale di Roma, attraverso l’oculo un fascio di luce solare penetra all’interno centrando il portale d’ingresso: un gioco di luce spettacolare, escogitato in antichità per accogliere l’ingresso trionfale di Augusto.

Cadaveri eccellenti

Il Pantheon conserva le sepolture di personaggi illustri: dai reali di casa Savoia Umberto I, Vittorio Emanuele II e Margherita; agli artisti Annibale Carracci, Perin del Vaga e Baldassarre Peruzzi. Ma soprattutto ospita la tomba, come si legge nell’epitaffio, di “quel Raffaello, dal quale la Natura credette d’essere vinta, quando era vivo, e di morire, quando egli moriva”.

Meglio barbari che Barberini

Nel Seicento papa Urbano VIII, Maffeo Barberini, ebbe la brillante idea di spogliare il Pantheon dei suoi rivestimenti bronzei, scampati ai saccheggi dei barbari, per ricavarne materiale da reimpiego. I romani si sentirono privati del proprio diritto alla tutela dei monumenti antichi, così sulla statua del Pasquino comparve un cartiglio che recitava: “ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini”.